Ganvié: porto sicuro sul lago Nakoué, lontano dagli schiavisti portoghesi

Villaggio di pescatori, reticolo di traiettorie invisibili sulla superficie dell’acqua e qualche piroga colorata che scivola in un labirinto di palafitte d’ebano. Ganvié, conosciuta ai più come la Venezia dell’Africa, custodisce una storia ben più profonda delle sue acque torbide.

Poco distante dalla costa del Golfo di Guinea, Ganvié si trova nella regione meridionale del Benin al centro del lago Nakoué. I suoi abitanti, discendenti dei Tofinu, vivono sulle palafitte sorte su quelle acque ormai tre secoli fa: queste sono costituite da pali di bambù incastonati nel fondale del lago, ricoperte semplicemente da foglie e da tetti in paglia e lamiera.

 

I Tofinu scoprirono questa zona nel XVII secolo e decisero di insediarvisi per sfuggire alla schiavitù: i cacciatori di schiavi del regno di Dahomey - una potente tribù Fon alleata agli schiavisti portoghesi - per via di una credenza religiosa non si avvicinavano all’acqua. Il lago Nakoué fu la salvezza dei Tofinu, più efficace di una fortezza.

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Ancora oggi vivere a Ganvié significa trovare rifugio nell’acqua, lasciarsi trasportare dalle sue correnti e imparare a domarle. La piroga è fondamentale per ciascun abitante, perché a bordo di queste imbarcazioni donne, uomini e bambini svolgono tutte le loro attività quotidiane, dall’allestimento del mercato alla pesca.

Per pescare, poi, si adotta una tecnica tramandata di generazione in generazione: sul fondo della laguna vengono piantati reticoli di rami e le foglie, decomponendosi, attirano i pesci.


Leggi anche la storia di Ajalamo, un racconto breve ispirato alla storia di Ganvié.
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© Angelique Kidjo, N’yin wan nou we

Il modo più facile per raggiungere Ganvié è partire da Cotonou prendendo un taxi da Place de l’Étoile Rouge o dallo Stade de l’Amitié per Calavi-Kpota (700 CFA per 25 minuti), il biglietto di andata e ritorno per Ganvié in piroga normale/a motore costa 9000 CFA per persona e l’escursione dura circa 2 ore e 30 minuti.