Alessia Taglianetti

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Il profumo di Baixa-Chiado, i colori dell'Alfama e il fado nel Bairro Alto: due passi a Lisbona

Camminavamo per le strade di una Lisbona silenziosa e solitaria, nelle prime sere di questo anno sospeso nel tempo. Cielo di cenere, brezza salmastra: l’acqua del mare, seppur distante, avvolgeva ogni fiato.

«Hanno un profumo, i ricordi?» domandai a bassa voce.
Se ce l’hanno, Lisbona sa di sale. Ne sento ancora il sapore, se passo la lingua sulle labbra.

Rua Augusta, sotto ai miei passi sparsi e disordinati, si apriva all’orizzonte come un’elegante porta sull’oceano. Le luminarie riversavano quel cielo denso sui sampietrini bianchi, con un riflesso delicato. 

Oltre lo specchio, il mare.

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Il profumo di Baixa-Chiado, i colori dell'Alfama e il fado nel Bairro Alto: due passi a Lisbona Podcast

È iniziata così una magica settimana in Portogallo con la mia Amica e compagna di viaggio Corinne.
Per Lisbona abbiamo pianificato una permanenza di tre giorni, durata perfetta per esplorare ogni angolo della città a piedi e per dedicare una giornata a Sintra e Cabo da Roca.

Per ora soffermiamoci su Lisbona che, pur non tradendosi mai, riesce a mostrare diverse prospettive di sé. È una città da vivere alla giornata, perdendosi nei suoi continui saliscendi. Fernando Pessoa ci suggerisce di raggiungerla dal mare perché, anche vista in lontananza, Lisbona sorge come una bella visione di sogno, stagliata contro un cielo azzurro splendente che il sole allieta con il suo oro.

Anche raggiungerla dal cielo, tuttavia, ha il suo perché. Mille miglia, poco più di un paio d’ore in volo, e si atterra all’aeroporto Humberto Delgado. Da lì raggiungere il centro è molto semplice, perché la stazione della metropolitana è proprio all’interno dell’aeroporto.

Dopo aver acquistato la Viva viagem - la scheda ricaricabile valida per tutti i mezzi pubblici - abbiamo preso la linha vermelha (rossa) in direzione Alvito e siamo scese a Saldanha, dove abbiamo cambiato linea e siamo passate alla linha amarela (quella gialla) in direzione Alcântara, per poi scendere, dopo un totale di 20 minuti, a Marquês de Pombal, letteralmente a due passi dal nostro ostello.

Abbiamo soggiornato per tre notti a Casa Belmonte, un ostello tranquillo, in centro, e con una splendida vista sulla città.


N. 38° 43’ 40’’
O. 9° 8’ 45’’

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Tre minuti a piedi ci separavano dall’incantevole Avenida da Liberdade, luminosa e viva anche nella quiete del lunedì sera. Abbiamo proseguito passando di fronte all’Estação do Rossio, per poi stupirci di fronte alla maestosa bellezza della rua Augusta ancora addobbata a festa.

Lisbona, nei primi giorni di gennaio, è tiepida e accogliente, in pochi istanti ti fa dimenticare il freddo pungente dell’inverno. Profuma di sale e sfavilla ai tuoi piedi, perché persino le strade sprigionano colore.


Colazione, in Portogallo, si legge pastel de nata, e non potrebbe esserci modo migliore per iniziare la giornata. Il caso ha voluto che sotto al nostro ostello, all’angolo con rua Camilo Castelo Blanco, ci fosse una tra le pastelarias più buone della città: la Pastelaria Tradicional Balcão do Marquês.

Caffè espresso, pastel de nata e cannella, rigorosamente in quest’ordine. Solo dopo si può affrontare al meglio un’intensa giornata di esplorazione.

Ripercorrendo le vie della sera precedente, senza prestare troppa attenzione alle mappe, una volta arrivate nel centro storico lisboneta abbiamo svoltato a destra lungo la calcada de são Francisco e abbiamo proseguito a piedi fino al bairro alto.

Dopo aver girovagato senza meta per le vie del quartiere popolare, abbiamo ripercorso i passi di Pessoa, fino a quando, inaspettatamente, ci siamo trovate di fronte alla statua che gli rende omaggio, nuovamente in Baixa-Chiado.

Due passi più in là, ed eccoci di fronte al convento do Carmo. Una vera e propria cornice per il cielo azzurro intenso.

Si tratta delle rovine dell’antica chiesa del convento di santa Maria del Carmo, fondata nel 1389 da Nuno Alvares Pereira. Questa chiesa era uno dei più bei monumenti gotici di Lisbona, o almeno lo è stata fino al terremoto del 1755, che ha provocato gravi danni all’edificio e ha distrutto quasi tutto il suo contenuto di grande valore religioso e artistico.

I lavori per ricostruirlo in uno stile neogotico sono iniziati nel 1756 e sono stati sospesi nel 1834, anno dell’estinzione degli ordini religiosi in Portogallo, così le navate sono rimaste senza tetto.

Oggi si presenta a cielo aperto, con un fascino ineguagliabile e inconfondibile.

Rovine e museo archeologico del Carmo

  • Biglietto d’ingresso 4€

  • Aperto dal lunedì al sabato dalle 10 alle 18

  • Sito web

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Tappa imprescindibile l’elevador de Santa Justa e il suo miradouro (1,50€ per accedere alla terrazza), perfetto per starsene seduti al sole guardando il mare di tegole rosse, - come suggeriva Paul Buck - e appena più in là, più giù, le imbarcazioni che solcano le acque del Tejo.

A guardarle da lassù, quelle vele bianche, vien voglia di avvicinarsi.
L’elevador de Santa Justa, in una manciata di secondi, scende nel centro storico, e da lì bastano pochi passi per raggiungere l’arco della rua Augusta e l’immensa Praça do Comércio. Al cais das colunas, poi, si gode d’un panorama incantevole, con i gabbiani in volo verso ogni dove e l’infinito che si staglia all’orizzonte.

Inseguendo il tram 28 - che inevitabilmente abbiamo perso dopo aver assaggiato un bicchierino di Ginjinha - abbiamo poi raggiunto la Sé di Lisbona, la sua cattedrale, nel cuore dell’Alfama.

Alfama è un quartiere pittoresco, il vecchio quartiere dei pescatori conserva ancora gran parte del suo antico aspetto.

Qui, ogni cosa evoca il passato - l’architettura, il tipo di strade, gli archi e le scalinate, i balconi di legno, le genuine abitudini della gente che vive una vita piena di timore, di chiacchiere, di canzoni, di povertà e di sporcizia.

Volta a destra, sulla strada della Sé Patriarcal, la Cattedrale di Lisbona; il tempio è estremamente antico, la data della sua erezione è sconosciuta, benché si ritenga che dati a molto tempo prima della dominazione mora, o almeno al tempo del re Afonso Henriques.

— Fernando Pessoa, “Lisbona. Quello che il turista deve vedere

Sulle note del fado suonate dagli artisti di strada, mentre il cielo sfumava in un rosa tenue, abbiamo raggiunto l’iconico miradouro de santa Luzia, incastonato come una pietra preziosa tra fiori e azulejos. Vista impareggiabile sui tetti rossi e il bianco intonaco delle case dell’Alfama, ma lo sguardo si perde dove il cielo si mescola con le acque del Tejo.

Saudade.
Lo scrittore Antonio Tabucchi la spiega come un senso di nostalgia tanto legato al ricordo del passato, quanto alla speranza verso il futuro. Come lo chiami, invece, quando nel presente i tuoi occhi riescono a scattare una precisa fotografia di quello che sarà un ricordo vivido?


Sul far della sera siamo riuscite a salire sul tram 28: attraversare la rua Augusta e risalire verso il Bairro Alto a bordo di quel tram antico è un viaggio nel viaggio. Qualche seggiola più in là potresti trovare Pessoa, solitario, che sfoglia una ad una le vie della sua Lisbona come fossero le pagine di un libro ancora tutto da scrivere.

Seduto nel tram osservo con calma, com’è mia abitudine, i dettagli dei passeggeri che mi siedono di fronte. I dettagli sono per me cose, voci, lettere. […] Il consorzio umano nel suo insieme è davanti ai miei occhi. Al di là di questo intuisco gli amori, i segreti intimi, l’anima di tutti coloro che hanno lavorato affinché questa donna che è davanti a me sul tram porti intorno al suo collo mortale la banalità sinuosa di un filo di seta ritorto verde scuro sul tessuto di un verde più chiaro.

La testa mi gira. I sedili del tram, con una trama di una paglia resistente e sottile, mi portano a regioni lontane, mi si moltiplicano in industrie, operai, case di operai, vite, realtà, tutto.
Scendo dal tram esausto e sonnambulo. Ho vissuto tutta la vita.

Fernando Pessoa, “Il libro dell’inquietudine”

Ma intanto è calata la notte.
Nel Bairro Alto, la notte è una musica delicata. Il fado non resta chiuso nei locali, lo senti riecheggiare in ogni angolo, in ogni strada.
Voce, chitarra ed emozione. Il fado sussurra un sentimento, la nostalgia, l’amore perduto, racconta incontri e abbandoni della vita.
C’è aria di saudade: Tabucchi ci suggerirebbe di evitarla ma ormai si è insinuata in noi, malinconica come le note dell’eterno “Fado português” di Amália Rodrigues.


Sarà il destino a guidare i nostri passi?
Non ci è dato saperlo, ma alla fine del nostro peregrinare nella magica Lisbona, l’ultima mattina mi ero ormai rassegnata all’idea che non avrei trovato la rua da saudade che tanto avevo sognato di percorrere dopo aver letto “Viaggi e altri viaggi” di Antonio Tabucchi. Sarebbe triste, però, se questo mio racconto terminasse così.

Mentre percorrevamo l’Alfama per catturare gli ultimi dettagli di una Lisbona che era già andata oltre ogni mia più grande aspettativa, è stata proprio rua da saudade a trovare noi.

Qui, a rua da saudade, non viene mai nessuno. L’occasionale visitatore di Lisbona non ha nessun motivo di venirci, perché apparentemente non c’è niente che lo giustifichi, ed è per questo che la guida che portate in tasca, anche la più minuziosa, sicuramente non ve la segnala.
Ma ci sono delle ragioni che sfuggono anche alle guide migliori. In questo caso la saudade, cui peraltro è dedicata questa piccola strada.

La saudade è qualcosa di straziante, ma può anche intenerire, e non si rivolge esclusivamente al passato, ma anche al futuro, perché esprime un desiderio che vorreste si realizzasse. E qui le cose si complicano perché la nostalgia del futuro è un paradosso. Insomma, come spiegare questa parola?

È proprio per questo che allontanandovi di pochi metri siete venuti qui. Perché dall’alto di questa piccola strada lo sguardo abbraccia tutta la città e l’enorme foce del Tago. E poco più avanti l’Oceano, e l’infinito orizzonte. L’ignoto portoghese che dette il nome a questa strada certamente aveva guardato bene il panorama.
Per capire cos’è la saudade, dunque, niente di meglio che provarla direttamente.

Lì, da soli, guardando questo panorama davanti a voi, forse vi prenderà una sorta di struggimento. La vostra immaginazione, facendo uno sgambetto al tempo, vi farà pensare che una volta tornati a casa e alle vostre abitudini vi prenderà la nostalgia di un momento privilegiato della vostra vita in cui eravate in una bellissima e solitaria viuzza di Lisbona a guardare un panorama struggente.

Ecco, il gioco è fatto: state avendo nostalgia del momento che state vivendo in questo momento.
È una nostalgia al futuro.
Avete sperimentato di persona la saudade.

N. 38° 42’ 39’’
O. 9° 7’ 59’’

L’incipit di questo articolo è liberamente tratto e rielaborato dalle prime righe de “L’ombra del vento”  di Carlos Ruiz Zafón, nel testo si citano poi “Lisbona. Ciò che il turista deve vedere” e “Il libro dell’inquietudine” di Fernando Pessoa, “Viaggio in Portogallo” di José Saramago, “Sostiene Pereira” , “Requiem” e “Viaggi e altri viaggi” di Antonio Tabucchi

Se sei arrivato fin qui, sono sicura che apprezzerai anche il video.
Grazie per il tempo che mi hai dedicato.