Donne in viaggio: 8 storie per la settimana dell'8 marzo
L’8 marzo non è la “festa” della donna, ma la “Giornata internazionale per i diritti della donna”: non è una mera esigenza linguistica, semplicemente non c’è da festeggiare.
Un anno fa scrivevo che voglio viaggiare da sola senza avere paura, camminare per strada senza avere paura, prendere il treno senza avere paura. Sono esigenze attuali, perché in questi 365 giorni il mondo non è cambiato, se non in peggio.
Nel mondo che mi circonda, però, ci sono tante donne che, con la loro storia di vita, aprono sentieri di cambiamento. Donne che lottano, donne che nella semplicità del quotidiano sanno ispirare e portare un po’ di futuro prossimo in un presente che tentenna.
La giornata internazionale della donna - pur con un po’ di ritardo - voglio celebrarla con 8 storie di donne in viaggio, donne che ogni giorno mi danno forza e mi insegnano che un mondo diverso è possibile.
Siankiki, una vita tra i Maasai
Quella di Gaia Dominici, conosciuta sul web come Siankiki, è la storia di una donna di 29 anni, colombiana per nascita e italiana d’adozione che, dopo una laurea in fotogiornalismo, ha trovato il suo posto nel mondo in una piccola comunità nella savana ai piedi del Kilimangiaro.
Su Instagram, insieme al marito Ntoyiai, gestisce un profilo in cui si trovano tradizioni e curiosità della cultura maasai: una condivisione quotidiana della loro vita nella savana, senza filtri.
Quello che ci propongono è un racconto autentico, da cui emergono aspetti culturali che nessun altro mezzo - se non quello dell’esperienza diretta - riuscirebbe a trasmettere.
Il momento di vero cambiamento, dentro di me, credo sia avvenuto una sera d’agosto quando, seduti fuori casa a guardare il sole tramontare dietro il Kilimanjaro, mio papà mi disse: “Gaia, questo posto è unico. Devi farlo conoscere per quello che è veramente. È tutto troppo bello perché le persone non lo vedano”.
Non solo storytelling, allora, ma un percorso che ha portato alla nascita di un progetto condiviso con Overland Travels. Nell’autunno del 2020, nel pieno della pandemia che per troppo tempo ha limitato i nostri orizzonti, nasce Terre del Kenya, un’esperienza di viaggio che porterà alla scoperta della quotidianità in terra Maasai, ma non solo.
Quella di Gaia è una storia che non solo ispira, ma trasmette e insegna un approccio diverso alla vita: la percezione del tempo, il contatto con la natura, l’abbraccio tra due culture.
Sarah Kamsu, anima e voce di “WeAfricansUnited”
Giornalista e attivista di origine camerunense, Sarah ha fondato, insieme a Levi Mandji, WeAfricansUnited, una piattaforma che si propone di ispirare le nuove generazioni ad andare oltre ciò che nei libri di storia e i media tradizionali ci hanno insegnato.
Se pensate di conoscere la storia dell’Africa perché, con grande dedizione, avete studiato l’Antico Egitto e quel piccolo paragrafo alla fine del libro sulla tratta atlantica degli schiavi, vi sbagliate di grosso.
Secoli di formazione scolastica “eurocentrica” hanno reso le nostre conoscenze sul resto del mondo sempre più vaghe, ma del continente africano c’è tanto da conoscere.
Gli articoli di Sarah e degli altri giovani scrittori afrodiscendenti che compongono WeAfricansUnited mirano proprio alla divulgazione della cultura e della storia dell’Africa per gli afrodiscendenti e per coloro che vogliano approfondire l’argomento, senza fermarsi al paragrafo 7 di pagina 532 che riduce la storia di centinaia di popoli a un riassunto di 20 righe.
La penna di Sarah ci guida alla scoperta delle nostre radici e ci invita, attraverso la conoscenza, a guarire dalla “malattia mortale del razzismo”, per dirla con una citazione del professor José Do-Nascimento: chi conosce la storia dell’Africa, spesso ne conosce solo la storia coloniale, piena di pregiudizi.
Studiare la storia del continente, invece, ci offre una visione del mondo completamente diversa.
La storia di questa giovane giornalista che, come lei stessa si definisce, è “una filantropa e un'unshakable afrottimista”, ha tanto da insegnarci e da trasmetterci.
The Travel Muse, ovvero se il giornalismo di viaggio fosse una persona
Nathalie Basha è una reporter di Los Angeles, ha prodotto numerosi reportage in tutto il mondo: dalle prigioni femminili colombiane alla sacra cerimonia dei tatuaggi Māori in Nuova Zelanda.
Nathalie è una delle motivazioni che hanno portato alla nascita del mio progetto di giornalismo di viaggio: nel 2017 cercavo spesso questa parola chiave su YouTube e non trovavo mai nulla, fino a quando, una sera, è comparsa lei.
Ho ammirato i suoi video-reportage uno dietro l’altro, non riuscivo a smettere, così come non riuscivo a togliermi dalla testa che lei stava vivendo la vita che anch’io vorrei vivere, che poteva essere reale, che per lei era possibile.
Wildflower Mood, una vita da nomade digitale
Francesca Ruvolo è una nomade digitale. La sua avventura on the road è cominciata a 24 anni dopo un viaggio di due mesi in solitaria in Messico. Ancora oggi viaggia per il mondo documentando la sua vita.
La prima volta che ho sentito parlare di “nomadi digitali” è stata sul suo canale YouTube, ma ciò che più mi ha ispirato della storia di Francesca è lo spirito con cui affronta il viaggio in solitaria.
Spesso sentiamo storie di uomini che hanno girato il mondo, che viaggiano per lavoro; per le donne è sempre più difficile: dobbiamo sempre avere delle accortezze in più.
“Sei una ragazza, è pericoloso!”
Dal racconto di Francesca non percepisco la paura, ma solo la voglia di dare un esempio positivo, di far emergere come sia possibile anche per una donna sola girare il mondo - con tutte le dovute accortezze - ma senza rinunciare a una vita vissuta pienamente.
Ascoltare la sua testimonianza, soprattutto dal vivo (ho avuto il piacere di sentire la sua storia anche all’Ulisse Fest organizzato dalla Lonely Planet a Rimini il 28 agosto 2020) offre tantissimi spunti di riflessione.
Io parto sola, luci e ombre del viaggio in solitaria al femminile
Fotografa e videomaker, la vita di Anna Chiara Rubino è cambiata tre anni fa con un biglietto di sola andata. Continua a viaggiare e, con il suo camper giallo del 1981 - Sole - è appena salpata alle Canarie.
Se state cercando la giusta carica per un viaggio in solitaria, la testimonianza di Anna Chiara è quello che fa per voi. Luci e ombre, in questo caso: da vera reporter, non nasconde gli aspetti “pericolosi” del viaggio in solitaria al femminile, piuttosto li sottolinea. In riferimento alle donne, Anna Chiara ci dice:
L’unica cosa che mi viene da dirvi è di non smettere mai di credere nelle vostre potenzialità. Di non smettere mai di credere nella vostra essenza.
Nella vostra forza.
Nella vostra capacità di percepire la speranza.Siamo delle creature straordinarie.
In grado di muovere i monti, smuovere il mare, e di rialzarci sempre, a prescindere dalla gravità della caduta e dalla profondità delle nostre ferite.
Io parto sola.
Perché vivere in viaggio è libertà assoluta, ma è anche un reticolo di imprevisti.
Perché il coraggio e il desiderio ardente non bastano, ci vuole tenacia.
Anna Chiara trasmette questo.
Cecilia Sala, un podcast per informarsi sul mondo attraverso le storie
Cecilia è una giornalista che, negli ultimi anni, spaziando dall’Afghanistan al Venezuela, dall’Iran al Cile, ha contribuito alla narrazione della geopolitica estera.
Il suo podcast “Stories” è un racconto quotidiano fatto di interviste, approfondimenti, ma anche rumori della realtà che la circondano. Attualmente si trova in Ucraina e il suo resoconto quotidiano rende l’informazione davvero accessibile a tutte e tutti.
In un’Italia in cui le donne giornaliste sono quasi la metà dell’intera categoria, ma dove solo al 20% di loro viene concesso l’onore della prima pagina o, men che meno, quello di diventare caporedattrici, l’esempio di Cecilia Sala ci dà la giusta spinta per farci spazio in un mondo lavorativo che invece ci vorrebbe all’angolo, relegate a parlare di gossip e frivolezze.
Lottate, ragionate col vostro cervello, ricordate che ciascuno è qualcuno, un individuo prezioso, responsabile, artefice di se stesso, difendetelo il vostro io, nocciolo di ogni libertà, la libertà è un dovere, prima che un diritto è un dovere.
— Oriana Fallaci
Warm Cheap Trips, cultura e storia del Giappone raccontate da un’expat
Quello di Michela Figliola è un travel blog che insegna a viaggiare in economia, ma senza rinunciare al comfort. Vive in Giappone da tre anni e, con le sue parole e i suoi video, ne fa emergere la cultura, la storia e i sentieri meno battuti.
Michela lavora per la Hatago Travel, un’agenzia di viaggi che, oltre al servizio di prenotazione, offre anche tour a Tokyo e Nagoya con guida anche in italiano. Tra i servizi personalmente offerti sul suo sito web, tuttavia, troviamo il travel design per il Giappone.
Se state considerando un viaggio in questa zona, i contenuti di Michela vi porteranno alla scoperta del Giappone più autentico, oltre a guidarvi (su richiesta) con la redazione di un itinerario basato sulle vostre richieste.
Quella di Michela è una storia di coraggio declinato al femminile: nel giugno del 2017 ha lasciato un lavoro sicuro in Italia e ha tentato l’avventura in Giappone, ma quel passo che all’epoca poteva essere considerato azzardato e incerto è stato il motore che l’ha portata alla vita di oggi.
Sara Melotti, la felicità è una scelta
Autrice di “La felicità è una scelta” - ultima in questo elenco, ma non per importanza - Sara è una fotografa documentarista, videomaker e scrittrice che, nella sua narrazione, parla di luoghi, culture, tradizioni, ma soprattutto delle persone che incontra durante i suoi viaggi.
Vi farà piangere, vi farà ridere ma sopratutto vi farà riflettere sull’importanza dei sogni, del rialzarsi dopo una caduta e su quanto sia necessario ascoltarsi, spegnendo tutto il rumore intorno, incluso quello dei social.
È un libro che riempie di domande, convince gli indecisi e motiva gli arresi, e che, forse, regala un po’ di quella forza che serve per credere che nella vita nulla è semplice, ma tutto è possibile, sopratutto la felicità.
“La felicità è una scelta” è un reportage avventuroso sui cambiamenti che avvengono nel corso della propria vita e, allo stesso tempo, un ritratto generazionale potente e autentico, un manifesto per sognatori e cinici, una riflessione sul senso della vita oggi e sulle questioni sottaciute nel nostro rapporto con i social. Una guida illuminante su come difendersi dalle trappole dell’effimero e trovare significato nella propria esistenza.
Il passaggio dalla fotografia di moda a quella documentaristica è avvenuto con il progetto “Quest for Beauty”, con il quale Sara mira a ridefinire il concetto di “bellezza”. Ha iniziato a viaggiare per il mondo e a chiedere alle donne che incontrava per strada che cosa fosse per loro la bellezza.
Quello che emerge, come racconta la stessa Sara nella pagina dedicata al progetto, è che la bellezza ha un milione di sfumature e ogni donna merita di sentirsi a suo agio nella propria pelle.
Queste sono le storie di otto donne che, con grande coraggio, hanno preso in mano la loro vita e l’hanno resa straordinaria.
Qualche giorno fa, sotto al post di anticipazione di questo articolo, una ragazza mi ha scritto “Ho letto da qualche parte che sarà davvero una ‘festa’ quando non ci sarà più bisogno di festeggiare, perché vorrà dire che avremo superato pregiudizi e ingiustizie”.
Sarà festa quando potremo considerare queste storie scelte di vita e non ispirazioni di coraggio al femminile, quando non avremo bisogno di sottolineare la pericolosità o l’inconsuetudine di un’avventura che vorremmo semplicemente considerare normale.
Conosci altre donne in viaggio?
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